Grazie ad un racconto che è, al tempo stesso, reportage giornalistico, ma soprattutto un’esperienza vissuta in prima linea, Bianchini racconta ciò che ogni giorno sono costretti a subire i migranti nel loro percorso a ostacoli dal centro e dal sud dell’America di sotto agli Usa. Flaviano-Aymar vive sulla propria pelle il carcere, i viaggi pericolosissimi sulla Bestia, il treno merci utilizzato dagli immigrati per raggiungere il sogno americano, e faccia a faccia con i cartelli della droga e poliziotti molto spesso al loro servizio. Al tempo stesso, il racconto di Flaviano è caratterizzato da riflessioni molto intime sulla sofferenza umana, da slanci di solidarietà e, più in generale, da una constatazione che lo accompagnerà per tutto il viaggio: per fortuna nel suo passaporto, lasciato ad un amico prima di intraprendere questo viaggio così rischioso, c’è scritto Unione Europea – Repubblica Italiana. Questa fortuna non ce l’hanno i migranti che viaggiano con lui e che, pur riuscendo a raggiungere lo stesso gli Stati Uniti, finiranno nella maggior parte dei casi ad essere sfruttati e sottopagati per lavori umilissimi nell’America profonda, in qualche maquiladora di confine o al servizio dei cartelli del narcotraffico che lavorano a cavallo della frontiera. In un certo senso, i migranti sono dei moderni partigiani che, zaino in spalla e pochissime cose addosso, ogni giorno sono costretti a confrontarsi con una realtà nuova. Più volte, nei momenti di sconforto, Flaviano pensa di dichiarare la sua vera identità e tirarsi fuori dalle difficoltà, ad esempio quando viene arrestato insieme ad altri migranti, in una delle retate della polizia sulla Bestia, con il rischio concreto, che i poliziotti vendano lui e i suoi compagni di sventura ad uno dei cartelli della droga. Trascorrere 48 ore in un carcere messicano non è proprio una passeggiata, tra violenze e abusi di ogni tipo, eppure Aymar-Flaviano resiste: una promessa è una promessa, e la sua è quella di raggiungere gli Stati Uniti con le stesse modalità dei migranti. E allora la sua odissea verso il sogno americano racconta il dramma di un’America Centrale schiava dei trattati di libero commercio e delle multinazionali, dove le merci possono passare senza alcun problema, mentre gli esseri umani sono costretti a schivare la polizia, i narcos e affidarsi a coyotes e polleros per passare il confine. Durante il viaggio, Flaviano sperimenta quanto può abbrutirsi l’essere umano, ma al tempo stesso è testimone e, in alcuni casi, protagonista, di toccanti storie di solidarietà. Le donne che lanciano pacchi di biscotti e tortillas ai migranti che salgono e scendono dalla Bestia, le famiglie che li ospitano quando sono braccati con il rischio di essere arrestati per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, servono a Flaviano-Aymar per superare i momenti di maggiore difficoltà, la fame, il freddo, il caldo, la sete e ancora gli “ostacoli” naturali di un paese quale è il Messico, dalle montagne al deserto. MigrantesClandestino verso il sogno americano Flaviano Bianchini BFS Edizioni 2015 pag. 230