Nei dodici mesi tra la primavera del 2015 e del 2016 sull'isola greca di Lesbo sono arrivate via mare dalla Turchia almeno seicentomila persone: un numero più di sette volte superiore agli ottantamila isolani. Su gommoni stipati all'inverosimile, pagando uno sproposito a trafficanti di esseri umani e rischiando la morte in mare dopo essere scappati da guerre, persecuzioni e altri drammi. Migranti, profughi, refugees hanno sostato sull'isola, prima di riprendere il viaggio per il Nord Europa attraverso la "rotta balcanica". Lungo le spiagge, a correre in loro soccorso ben prima delle istituzioni europee sono arrivati gli abitanti dell'isola, che rappresentano l'essenza del nuovo libro di Daniele Biella (già autore del fortunato "Nawal. L'angelo dei profughi"): sette storie di altrettante persone – Emilia, Stratos, Eric, Melinda, Christoforos, Daphne, Efi – simbolo di quella straordinaria normalità che ha permesso di salvare migliaia di vite umane da morte certa e aiutarne molte altre a recuperare le forze e la dignità. Sette Giusti che non sono stati a guardare la Storia passare davanti ai loro occhi ma ci sono entrati da protagonisti: una nonna e un pescatore (entrambi candidati al premio Nobel per la pace 2016), la proprietaria di un albergo, una ristoratrice, una giovane mamma e regista, un prete, uno scultore. Eccoli, in rappresentanza di molti altri arrivati anche da tutto il mondo, raccontati attraverso le loro travolgenti vite, sullo sfondo di un'isola che ha dentro di sé la filoxenia, antidoto a razzismo, xenofobia e diffidenze che colpiscono oggi una parte di questa nostra Europa. Una filoxenia che traspare chiaramente dalle loro parole: È vero, c'è chi non vuole che queste persone arrivino in Europa. Ma dovrebbe venire qui, per capire. Quando vedi e tocchi con mano tutto questo, la tua mente cambia (Emilia Kamvisi); Nessuno lascia la propria casa se lì ha una vita degna di essere vissuta. Quando lo fa, che sia per guerra, problemi diversi o semplicemente in prospettiva di una vita migliore, deve essere rispettato, anche soltanto per il fatto che porta con sé la tristezza di tagliare i ponti con tutto quello che era prima" (Stratos Valamios); Restiamo umani. Mettiamocela tutta. L'umanità è quella virtù che fa la differenza nelle nostre vite. Se la perdiamo, perdiamo noi stessi, la nostra identità. La crisi dei profughi è disumana, crudele, ingiustificabile (Efi Latsoudi). In quelle parole sembra risuonare il monito di papa Francesco: "Ognuno è prezioso, le persone sono più importanti delle cose e il valore di ogni istituzione si misura sul modo in cui tratta la vita e la dignità dell'essere umano, soprattutto in condizioni di vulnerabilità" (Messaggio per la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato). L'isola dei giusti Davide Biella Edizioni Paoline 2017 pag. 208 pagine