L'Unicef ha chiesto che sia posto fine al reclutamento forzato dei bambini, soprattutto da parte di gruppi di guerriglia che li utilizzano come soldati nella Repubblica democratica del Congo (Rd Congo). Il Fondo per l'infanzia dell'Onu ha invitato alla smobilitazione di questi bambini e bambine trasformati in macchine per uccidere. Peraltro, il 12 febbraio scorso, giornata internazionale di lotta contro l'utilizzo dei bambini soldato, è entrato in vigore del protocollo opzionale alla Convenzione Onu dei diritti sull'infanzia, che ha rafforzato le tutele giuridiche proprio nei confronti dei bambini nei conflitti. L'Rd Congo è uno dei paesi più colpiti dal drammatico fenomeno. I minori sono utilizzati non solo come combattenti, ma anche come mano d'opera e schiavi sessuali. Dal 2004, nonostante tutte le difficoltà di un paese ancora in preda a conflitti, specie nelle regione orientale del Kivu, 36mila giovani, associati alle diverse milizie, sono entrati nel programma disarmo, smobilitazione e reintegrazione. L'Unicef rende noto che lo scorso anno circa seimila bambini - e tra questi 1222 bambine - sono stati smobilitati. A facilitare questa azione, il fatto che dall'inizio del 2009 è stato avviato un processo d'integrazione di alcune milizie nelle forze armate congolesi. L'Rd Congo si è data, di recente, una legge che vieta l'utilizzo dei bambini nell'esercito e nei gruppi armati, e punisce con vent'anni di carcere chi la viola. L'Unicef, nel giudicare tale norma con favore, denuncia però che sia l'esercito che la guerriglia continuano ad arruolare bambini.