Bambini di 10 anni. I miliziani dei jihadisti dell'Isis attivi in Siria e in Iraq li reclutano nella zona di Ar-Raqqah per poi addestrarli nei loro campi. Ripetutamente arruolano anche ragazzi di 14 o 15 anni. E' quanto si legge nel rapporto consegnato oggi a Ginevra dalla commissione indipendente Onu, che parla anche di esecuzioni pubbliche, amputazioni, fustigazioni e finte crocifissioni ogni venerdì nelle zone della Siria controllate dallo Stato islamico (Is). La Commissione d'inchiesta sui diritti umani descrive uno "spettacolo comune" a Raqqa, città roccaforte degli jihadisti, e nelle zone controllate dall'Is nel governatorato di Aleppo. Secondo l'Onu, l'Is obbliga gli abitanti delle zone sotto il suo controllo, inclusi i bambini, a partecipare alle esecuzioni in pubblico che solitamente avvengono "tramite decapitazione o con un colpo di arma da fuoco alla testa". "Le esecuzioni negli spazi pubblici - prosegue il rapporto - sono diventate uno spettacolo abituale il venerdì a Raqqa e nelle aree controllate dall'Is nella provincia di Aleppo. I corpi delle vittime - precisa l'Onu - vengono tenuti in mostra per diversi giorni così da terrorizzare la popolazione". Torture e massacri sistematici. L'Is rappresenta "un chiaro pericolo per i civili e in particolare per le minoranze sotto il suo controllo" sia in Siria che in Iraq. I jihadisti ma anche le forze governative siriane hanno commesso massacri, attacchi, torture e altre violazioni che "equivalgono a crimini contro l'umanità", afferma l'Onu nel rapporto che copre il periodo tra il 20 gennaio e 15 luglio 2014. La Comissione di esperti istituita tre anni fa per indagare sugli abusi commessi in Siria dove sono morte finora 200mila persone, è guidata dal professore brasiliano Paulo Pinheiro, cui Damasco nega l'accesso al territorio della Siria. Secondo il rapporto, redatto sulla base di 480 interviste ed elementi di prova raccolti indirettamente, l'esercito siriano continua a uccidere ogni settimana centinaia di uomini, donne e bambini con il "lancio indiscriminato di missili e 'barrel bombs' (ordigni imballati in fusti, ndr) in zone civili". Jihadisti diffondono foto giustiziati a Taqaba. L'Is ha diffuso le foto di soldati siriani catturati, di esecuzioni sommarie e di armi strappate all'esercito siriano nell'aeroporto militare di Tabaqa, conquistato nei giorni scorsi. Le immagini, pubblicate da forum jihadisti, mostrano combattenti dell'Is che giustiziano diversi soldati del regime. Si vedono anche circa 20 prigionieri ammanettati e dall'espressione terrorizzata: alcuni sono feriti. Altri militanti sventolano le bandiere dell'Is posando sui mezzi militari strappati all'esercito siriano: aerei, carri armati, missili e razzi. "Armi - si legge in una didascalia - che venivano usate per bombardare le famiglie dei musulmani e che ora sono un bottino dei mujahidin. L'aeroporto di Tabaqa, ultimo bastione dei lealisti nella provincia settentrionale di Raqqa, è stato conquistato dagli jihadisti domenica scorsa. Le armi chimiche di Damasco. Per quanto riguarda l'uso di armi chimiche, "testimoni hanno visto elicotteri lanciare 'barrel bombs' e hanno sentito un odore simile al cloro subito dopo l'impatto", si sottolinea nel rapporto. Le vittime "hanno sofferto di sintomi compatibili con l'esposizione ad agenti chimici, come vomito, irritazione agli occhi e sulla pelle, soffocamento e difficoltà respiratorie". "Vi sono fondati motivi di credere che nel giro di dieci giorni in otto occasioni ad aprile, agenti chimici siano stati usati su Kaif Zeita, Al-Tamanàa e Tel Minnis, probabilmente lanciati in barili bomba da elicotteri del governo", afferma la Commissione. Nel giugno scorso, anche l'Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche (Opcw) aveva accusato Damasco di utilizzare cloro "in modo sistematico". L'intervento della comunità internazionale. Ora la richiesta della commissione è che la comunità internazionale imponga un embargo sulle armi in Siria e argini la proliferazione e la fornitura di armamenti nel Paese in conflitto. Le armi trasferite alle parti in conflitto in Siria, sia governativi sia ribelli, "sono utilizzate nella perpetrazione di crimini di guerra, crimini contro l'umanità e violazioni dei diritti umani", ammonisce la Commissione nel documento. Alcuni Stati - denuncia il rapporto senza identificarli - continuano a fornire armi, artiglieria e aerei o assistenza logistica e strategica al governo siriano. Altri Stati, organizzazioni o individui sostengono i gruppi armati ribelli con armi e sostegno finanziario. Il documento della Commissione sarà presentato al Consiglio Onu sui diritti umani il prossimo 16 settembre nel corso della 27 sessione ordinaria. Usa lavorano a fronte ampio per assalto a Stato islamico. Prima una campagna diplomatica, per dare forza a quella successiva, militare. Gli Stati Uniti stanno cercando di allargare il fronte di alleati e Paesi della regione a sostegno dell'opposizione moderata al presidente Bashar al-Assad e, se necessario, di un'azione militare americana. A parlarne è il New York Times. La lista dei paesi a sostegno degli Stati Uniti comprende Australia, Regno Unito, Giordania, Qatar, Arabia Saudita, Turchia ed Emirati Arabi Uniti, secondo le fonti del Times, Londra e Canberra potrebbero unirsi a Washington per una campagna aerea. Importante sarebbe anche ottenere il pieno sostegno della Turchia, visto che le sue basi militari potrebbero essere usate per i raid in Siria. Alla Giordania, gli Usa chiedono un aiuto in termini di intelligence e sicurezza, dall'Arabia Saudita vogliono un sostegno finanziario. Per convincere gli altri paesi ad aiutare gli americani in una campagna militare in Siria, però, servirà molto lavoro diplomatico, secondo le fonti del Times. Per sconfiggere l'Is non basteranno i raid aerei: servirà l'aiuto dei vicini sunniti della Siria, Arabia Saudita e Qatar, che vivono sempre in bilico tra occidente e fanatismo.