L'unico gioco conosciuto è la guerra. Gli unici giocattoli pistole, fucili e coltelli, modellini di carri armati. Le macchine non sono usate per farle correre, i bambini le fanno esplodere simulando attacchi kamikaze. Sembra il racconto di un film dai toni onirici e terrificanti. E' invece la realtà dei bambini del Califfato e di tante altre terre dove dominano i miliziani del jihad globale. Peluche e bambolotti sono esclusivi delle femmine. I maschietti i loro giochi li fanno con la supervisione degli adulti. Non c'è tempo per le distrazioni. Il tiro con le freccette, quello con l'arco sono solo metodi per introdurre i bambini al combattimento. Il gioco di guerra si fa sempre più realistico man mano che i bambini crescono. E il nemico è sempre lo stesso: gli infedeli . A questa categoria vengono associati europei, americani, ebrei. Non meno estesa la categoria dei traditori: sciiti, arabi moderati, turchi, curdi e tutti coloro che non seguono le leggi del Califfato. Le regole del gioco impongono che il nemico venga sempre eliminato al grido di Allah-u-akbar, seguito dagli insulti agli "infedeli" di turno. Se fino ai dodici anni gli scontri sono simulati e i ragazzini impugnano armi finte o ad acqua, poco più che adolescenti prendono confidenza con armi vere. Il gioco si fa più realistico. Cominciano le lezioni di tiro con la pistola e i fucili mitragliatori. Il training militare prende il sopravvento e i "cuccioli del jihad" imparano a diventare adulti nel segno dell'odio e della violenza. Fa parte dell'indottrinamento assistere alle esecuzioni pubbliche. Crocifissioni di omosessuali e traditori sono uno spettacolo al quale vengono condotti i ragazzini in gita scolastica. L'esposizione ad atti di violenza serve a smussare i sensi di colpa, al rimorso o al disgusto. Una volta intorpiditi e desensibilizzati verso questi sentimenti, i bambini sono molto più inclini a commettere atti brutali. L'esposizione alla violenza diventa così una condizione di normalità per loro, destinati a diventare i futuri feroci combattenti dell'Isis. Questo tipo di assuefazione viene altresì indotta con continue proiezioni nelle scuole di video con scene di decapitazioni e brutalità di ogni tipo. Il fine è inculcare la convinzione che l'unico metodo per difendere il Califfato e i suoi principi è eliminare i nemici che vogliono abbatterlo. La polizia religiosa, Al-Hisbah, ordina ai genitori di portare i bambini più piccoli, quelli che ancora non vanno nelle scuole del jihad, ad assistere alle esecuzioni in piazza. A un certo punto il gioco diventa materia di studio. Il training militare prevede un esame finale. Per i migliori non c'è la lode accademica ma la possibilità di eseguire personalmente l'esecuzione di un nemico. Stesse regole per lo sport. Banditi il calcio e il basket, vengono favoriti il nuoto, la corsa , la boxe e ogni tipo di lotta. Attività utili per un jihadista. Le arti marziali sono insegnate in classe ai bambini che apprendono tecniche letali di combattimento. Secondo il Rapporto Quilliam, ONG britannica fondata da un musulmano, non è raro che i bambini vengono fatti giocare con le teste mozzate dei nemici. Un indottrinamento che, sempre secondo la fondazione Quilliam, sarebbe fortemente debitore del Terzo Reich hitleriano: notizie "credibili ma non confermate" – si legge nel rapporto – parlano di una organizzazione chiamata Fityan al Islam (I ragazzi dell'Islam): una sorta di Gioventù hitleriana, che promette di creare legioni di fanatici potenzialmente molto più pericolose dei Cuccioli di leone di Saddam Hussein e anche delle divisioni di bambini-soldato reclutate a forza dal signore della guerra liberiano Charles Taylor o dall'Esercito del Signore ugandese. Brano tratto dal volume: "Cuccioli del jihad" di Maurizio Piccirilli