"Manica larga o manica corta?". È questo il dilemma dell'adolescente Amadi in una sorta di rito di iniziazione intitolato "Devi diventare crudele". Il capo della milizia di cui fa parte da pochi giorni, gli sta chiedendo se per il suo primo omicidio, preceduto dalla tortura, preferisce amputare solo l'avambraccio di un prigioniero o l'intero braccio. Far scendere il machete tra polso e gomito, o più su, verso la spalla, può diventare il problema di un ragazzino a cui è stato rubato il futuro. "La scelta di Amadi". Amadi in realtà è un personaggio fittizio della campagna di Intersos per dare voce agli oltre 250mila bambini e bambine che in almeno 23 Stati del mondo vengono assoldati negli eserciti regolari e irregolari come combattenti, ma anche come schiavi sessuali, spie, facchini, scudi umani. Un dato purtroppo in crescita: quest'anno, in Repubblica Centrafricana, almeno 6.000 bambini sono stati coinvolti nei combattimenti, così come in Siria, in Sud Sudan, in Iraq e in Yemen. Amadi è uno di loro, è il protagonista del film in quattro episodi della Filmmaster Productions girato ad Haiti con attori reclutati grazie a street casting, che raccontano come i bambini soldato diventino schiavi e carnefici. Tra fucili e demoni. I bambini sono particolarmente adatti alla nuova natura delle guerre, non più una contrapposizione armata tra Stati, ma l'esplosione di crisi interne - sempre eterodirette da forze stranierie, ex coloniali, o da gruppi di potere economico multinazionali, con grossi interessi di sfruttamento delle ricchezze del sottosuolo - e che vedono in scena fazioni politiche, gruppi religiosi o etnici. Imparano presto a usare le armi leggere, automatiche, che costano relativamente poco: oggi un bambino può utilizzare un AK-47 come un adulto. Non si ribellano alle azioni più pericolose e si fanno indottrinare con maggiore facilità, come racconta un ufficiale dell'esercito del Ciad: "I bambini sono ideali perché non si lamentano, non si aspettano di essere pagati e se dici loro di uccidere, loro lo fanno". Ad un operatore dell' Unicef, il liberiano Henri ha spiegato: "Ci davano droghe in quantità per tutto il tempo, per farci sentire forti e coraggiosi e per obbedire ai loro ordini, non importava quali fossero. Spesso prendevo oppio e valium. Penso che siano molte le cose che non riesco a ricordare a causa degli stupefacenti che ci davano. Ero come controllato dai demoni, ma io so che sono quello che ha commesso di tutto e mi sento male quando penso a ciò che ho fatto.